La medicina ufficiale occidentale, per lungo tempo, ha avuto come modello biologico di riferimento un essere umano di circa 35 anni, del peso di 70 kg e di pelle bianca. E maschio. Un modello universale per la diagnostica e per la terapia che non corrisponde alla realtà di un'umanità fisicamente e psicologicamente variegata, dove a costituire altrettante varianti non sono soltanto età, peso ed etnia, ma anche il genere. Le differenze fisiologiche tra uomo e donne non si limitano alla sfera sessuale e riproduttiva, ma si incarnano in una relazione diversa con le patologie e le relative terapie. Cambiano la predisposizione a contrarre malattie, a subire ictus o infarti, a sviluppare tumori, nonché a produrre anticorpi. Cambia, meglio, dovrebbe cambiare, un approccio diagnostico e terapeutico "generalista" che non sempre è adeguato alle peculiarità femminili. Fonte CittAgorà